I democratici meritavano di perdere 1.000 volte

Articolo di Kshama Sawant sul risultato delle elezioni statunitensi, inizialmente pubblicato su Counterpunch il 15 novembre

Kshama Sawant è socialista rivoluzionaria statunitense, membro fondatrice di Workers Strike Back ed ex consigliere comunale di Seattle. Con la sua azione, ha contribuito a conquistare il primo salario minimo di 15 dollari all’ora in una grande città, oltre a far approvare la cosiddetta tassa Amazon sulle grandi società, per finanziare alloggi a prezzi accessibili.

Quello che è successo nelle elezioni di quest’anno non è stata una sorta di fioritura del fascismo americano, ma una ribellione contro un’élite del Partito Democratico odiosa e distante dalla realtà. Il principale motore del risultato elettorale è stato il rifiuto rabbioso della classe lavoratrice verso lo status quo e la profonda crisi del costo della vita, orgogliosamente gestita dai Democratici. Gli elettori tradizionalmente Democratici, che hanno dovuto affrontare prezzi alle stelle per generi alimentari, benzina, affitti e un’infrastruttura sociale in deterioramento, si sono sentiti dire di “farsi forza” e votare per Kamala Harris, o altrimenti… Si è chiesto loro di ignorare il genocidio a Gaza e, peggio ancora, di votare per il responsabile del genocidio. L’unica cosa che i Democratici hanno offerto ai lavoratori è stata una campagna riciclata anti-Trump.

Come prevedibile, i Democratici hanno perso il sostegno della classe lavoratrice e sono riusciti a perdere terreno in quasi tutte le parti della loro base elettorale: la comunità arabo-musulmana, gli elettori afroamericani, i latinoamericani, i giovani e persino le donne. Come riportato dal Financial Times, “la maggioranza delle famiglie a basso reddito, ovvero quelle che guadagnano meno di 50.000 dollari all’anno, ha votato per Trump in queste elezioni. Al contrario, coloro che guadagnano più di 100.000 dollari hanno votato per Harris, secondo i sondaggi post-elettorali.” Significativamente, quest’ultimo gruppo demografico è stato l’unico in cui Harris ha guadagnato terreno: gli elettori che guadagnano 100.000 dollari o più hanno votato per Biden al 42% nel 2020 e per Harris al 51% nel 2024.

Harris ha abbandonato una serie di politiche progressiste estremamente popolari, alcune delle quali sono state incluse in iniziative di voto che hanno ottenuto grandi consensi in stati che hanno scelto Trump. Gli elettori hanno approvato aumenti del salario minimo, incluso fino a 15 dollari l’ora (Alaska e Missouri), hanno ampliato il diritto dei lavoratori a guadagnare congedi per malattia retribuiti in tre stati (Alaska, Missouri e Nebraska), hanno respinto i voucher scolastici (Colorado, Kentucky e Nebraska) e hanno scelto di vietare le riunioni obbligatorie anti-sindacali (Alaska). La narrazione mediatica secondo cui Harris ha perso perché gli elettori della classe lavoratrice si stanno spostando a destra è allora falsa. Questo non significa che non ci siano stati componenti ideologiche di destra riflesse nel risultato. Entrambi i partiti, con il loro disgustoso abbraccio di teorie anti-immigrati, hanno alimentato sentimenti contro i migranti, che senza dubbio si sono riflessi nel voto per Trump. Ma fondamentalmente, sono i Partiti Democratico e Repubblicano che si stanno spostando sempre più a destra, mentre cercano di far pagare alla classe lavoratrice la crisi a lungo termine del capitalismo.

Sebbene il voto per Trump sia stato in gran parte contro Harris, ci sono milioni di persone che nutrono una nostalgia infondata per Trump, con l’illusione che possa riportare prezzi più bassi e porre fine alle guerre. Tutte queste speranze mal riposte crolleranno presto. Nonostante la sua retorica isolazionista e le sue false promesse fatte al pubblico arabo-americano di portare pace in Medio Oriente, Trump è un rappresentante guerrafondaio della classe miliardaria tanto quanto Harris. Trump non è un amico della classe lavoratrice e intensificherà i suoi attacchi contro i gruppi oppressi. Per quanto riguarda il genocidio a Gaza, farà certamente del suo meglio per aiutare Netanyahu a “finire il lavoro.”

I democratici non sono un male minore, né lo sono i repubblicani

Scandalosamente, i Democratici stanno cercando di fare dei lavoratori un capro espiatorio, accusandoli di essere razzisti e sessisti per non aver sostenuto Harris, mentre loro stessi si preparano indubbiamente a fare ulteriori concessioni all’establishment repubblicano di un tempo. Non dovremmo sorprenderci, perché il Partito Democratico non è mai stato un partito della classe lavoratrice. È sempre stato un partito al servizio dei padroni. Originariamente era il partito dei proprietari di schiavi e, successivamente, il partito della brutale segregazione Jim Crow [le “Leggi Jim Crow” furono leggi statali e locali emanate dopo il 1876, quando il repubblicano Rutherford B. Hayes vinse una contestata elezione, attraverso il cosiddetto  compromesso del 1877: i Democratici bianchi del Sud accettarono di proclamare ufficialmente la vittoria di Hayes se questi avesse di fatto ritirato le ultime truppe federali, permettendo una piena restaurazione negli stati della confederazione di una segregazione razziale nella società; Jim Crow è una figura caricaturale pregiudizialmente associata alle persone di colore, NdR]. Il Partito democratico ha condotto attacchi feroci contro il movimento operaio in questi decenni, chiamando molte volte la Guardia Nazionale per reprimere i lavoratori in sciopero. Ha sostenuto attivamente, o guidato, ogni singola guerra sanguinosa dell’imperialismo statunitense, incluso il lancio della guerra in Vietnam. Ora è responsabile di un genocidio.

Sotto la guida di Biden-Harris, i Democratici hanno spezzato lo sciopero dei lavoratori ferroviari. Hanno pugnalato Bernie Sanders e i lavoratori alle spalle per ben due volte, assicurandosi che un candidato con richieste della classe lavoratrice non potesse rappresentare il partito alle elezioni generali. Piuttosto che reagire, Sanders a sua volta ci ha venduto, sostenendo senza riserve prima Biden e poi Harris. Poi c’è la lunga lista di “riformatori” del Partito Democratico, eletti come parte di una nuova ala sinistra del partito, tra cui AOC (Alexandria Ocasio-Cortez), che sono stati quasi immediatamente assorbiti dal sistema invece di combattere la leadership del partito. Sanders e AOC hanno passato gli ultimi quattro anni a promuovere il Partito Democratico e a ostacolare i movimenti della classe lavoratrice. Non dovrebbero ricevere un briciolo di credibilità nel tentativo di autoproclamarsi leader della “Resistenza 2.0” contro il “Trump 2.0”. Ci porterebbero direttamente di nuovo nel vicolo cieco del Partito Democratico.

Nei miei dieci anni di mandato elettivo a Seattle, come consigliera comunale socialista, il Partito Democratico è stato a ogni passo un nemico dei nostri movimenti. Non ci sono Repubblicani nel Consiglio Comunale di Seattle, quindi i Democratici si sono assunti l’intera responsabilità di servire i grandi interessi economici. Non intendo dire che i Democratici fossero talvolta un ostacolo. Intendo dire che hanno combattuto con le unghie e con i denti per bloccare tutto ciò per cui ci siamo battuti o per annacquarlo, dal salario minimo di 15 dollari all’Amazon Tax per le grandi imprese fino alle leggi sui diritti degli inquilini. I Democratici non sono il male minore; sono uno dei partiti capitalisti più potenti del mondo. Anche i Repubblicani non sono in alcun modo un partito della classe lavoratrice, e mai lo saranno. Sono un partito completamente anti-sindacale, pro-guerra e ferocemente di destra, e lo erano molto prima di Trump. I

l problema è sistemico: riguarda la classe che Democratici e Repubblicani rappresentano. Essi rappresentano i capitalisti, così come la stragrande maggioranza dei partiti nel mondo sotto il capitalismo. E continueranno a farlo spietatamente, indipendentemente da qualsiasi tentativo di riformarli. Anche se questo significa perdere elezioni cruciali, come è appena accaduto ai Democratici. È per questa ragione che Marx ed Engels sottolinearono già nel 1850 che la classe lavoratrice deve avere i propri partiti e candidati:

Anche quando non ci sia alcuna prospettiva di riuscire ad essere eletti, i lavoratori devono presentare i propri candidati per preservare la propria indipendenza, misurare la propria forza e portare all’attenzione pubblica la loro posizione rivoluzionaria e quella del loro partito. Non devono essere fuorviati dalle vuote frasi dei democratici, che sosterranno che i candidati dei lavoratori divideranno il partito democratico offrendo alle forze reazionarie la possibilità di vittoria. Tutti questi discorsi, in fin dei conti, significano che il proletariato viene truffato. I progressi che il partito proletario farà operando in modo indipendente in questo modo sono infinitamente più importanti degli svantaggi derivanti dalla presenza di alcuni reazionari nell’organo rappresentativo.

Nessun voto per il genocidio!

La mia organizzazione, Workers Strike Back, ha sostenuto Jill Stein [medico, ambientalista e leader del Partito Verde degli Stati Uniti, ha ottenuto alle Presidenziali USA 2024 circa 770.000 voti, lo 0,5%; NdR]. Ha fatto campagna energicamente per ottenere ogni possibile voto per Stein, inclusi quelli negli stati in bilico. Non l’abbiamo fatto perché ci aspettavamo che Stein vincesse, o ottenesse il 5% dei voti, o perché pensiamo che il Partito Verde sia il nuovo grande partito di cui i lavoratori hanno bisogno.

Abbiamo fatto campagna per Stein come la candidata indipendente di sinistra più forte, anti-guerra, con l’obiettivo di costruire il movimento contro la guerra e il movimento dei lavoratori, utilizzando la campagna per illustrare perché i lavoratori devono rifiutare completamente entrambi i partiti dei padroni, per poi portare avanti questo slancio oltre le elezioni e iniziare a costruire un’alternativa. Il primo passo importante della nostra lotta è stato mobilitare le proteste alla Convention Nazionale Democratica (DNC), dove Workers Strike Back ha organizzato un raduno insieme alla campagna di Jill Stein, Abandon Harris, Revolutionary Blackout Network e altri. Abbiamo continuato questo fronte unito per tutta la campagna. In particolare, Workers Strike Back si è concentrato sullo stato del Michigan, insieme a Abandon Harris, poiché è lo stato con la più alta popolazione di elettori arabo-americani e musulmani nel paese.

Il grande voto per Trump nella comunità arabo-americana riflette un rifiuto più ampio dei Democratici, un rifiuto nato dal tradimento. È stato particolarmente forte a causa della natura incredibilmente orribile del genocidio a Gaza, che i Democratici hanno chiesto agli elettori di dimenticare. Loro non l’hanno fatto.

Alla fine, Workers Strike Back ha dedicato una quantità significativa di tempo in Michigan a convincere gli elettori a non votare per Trump e a votare per Stein invece. Siamo riusciti in gran parte in questo, anche se eravamo una forza troppo piccola per fermare la più ampia svolta verso il Partito Repubblicano, motivata dal desiderio di punire Harris. Siamo anche orgogliosi di ogni voto che abbiamo sottratto alla Vicepresidente genocida. Jill Stein ha superato Kamala Harris in 11 circoscrizioni elettorali a Dearborn. In due di queste circoscrizioni, è arrivata a meno di 30 voti dal battere Trump. Il sostegno più forte è stato nel nord-est di Dearborn, che ha una popolazione molto numerosa di musulmani e arabi, in quelle circoscrizioni dove Workers Strike Back è stata più attiva nella campagna porta a porta.

Per quanto riguarda l’argomento secondo cui la guerra non è stata un fattore significativo nelle elezioni, questo riflette la determinazione dei Democratici e dei media aziendali liberali a continuare a sostenere il massacro. Sebbene l’orrore per la guerra non sia stato l’unico motivo per cui Harris ha perso, non è stato nemmeno un fattore trascurabile. Come ha riportato il New York Times, i sondaggi interni dei Democratici hanno mostrato che gli elettori ancora indecisi erano “sei volte più propensi rispetto agli altri elettori degli stati in bilico a essere motivati dalle loro opinioni sulla guerra di Israele a Gaza.”

Dobbiamo comunque essere realistici sul risultato relativamente basso della campagna di Stein, che sembra destinata a ottenere 750.000 voti, circa la metà del totale di Stein nel 2016. Ogni singolo voto è importante. Rappresentano una posizione coraggiosa contro il genocidio e contro i due partiti della classe miliardaria. Sono una base su cui costruire. Tuttavia, il totale dei voti è stato molto inferiore a quanto i Verdi avevano lasciato intendere ai loro sostenitori. Questo risultato più basso è dovuto a diversi fattori, inclusa la grande pressione del “male minore” nella gara (dove agli elettori è stato detto che la democrazia sarebbe finita con Trump), la divisione del voto della sinistra (con altri candidati di sinistra che hanno ottenuto oltre 350.000 voti), e anche alcune debolezze dello stesso Partito Verde.

Il fattore più importante è stato il fallimento della sinistra e dei sindacati progressisti nel sostenere e fare campagna per Stein. Se leader sindacali progressisti come Shawn Fain e organizzazioni come i Democratic Socialists of America (DSA) avessero sostenuto e fatto campagna per Stein, il voto avrebbe potuto essere molto più alto. Anche le parti della sinistra statunitense che non hanno apertamente sostenuto Kamala Harris si sono contorte durante questa elezione come fossero dei nodi, come hanno fatto per gran parte del mandato di Biden. Questo desiderio di non danneggiare i Democratici, il “male minore,” ha permesso ai Democratici di spostarsi ancora più a destra. Alcune correnti del DSA, inclusa Reform and Revolution [caucus marxista dei DSA, cioè una componente guidata per la maggior parte da compagni/e usciti da Socialist Alternative, NdR], sono arrivate al punto di chiedere un voto per Kamala Harris negli stati in bilico (Nota dell’autrice: mi è stato fatto notare che questa non era la posizione “ufficiale” della corrente, ma è stata comunque ripetutamente pubblicata sul loro sito web). Ora queste organizzazioni di sinistra, incluso il DSA, hanno completamente minato la loro credibilità con i lavoratori che vogliono lottare. Socialist Alternative [organizzazione fondata nel 1986, come sezione statunitense del CWI – il Comitato Internazionale dei Lavoratori, tra i promotori nel 2019 dell’International Socialist Alternative], la mia ex organizzazione, pur dichiarando formalmente di sostenere Jill Stein, non ha mosso un dito per fare campagna per lei o per qualsiasi altro candidato anti-guerra e pro-lavoratori. Invece, ha ripetuto più volte quanto Trump fosse pericoloso, che era “corretto” temerlo e sbagliato punire Harris per aver sostenuto il genocidio. Socialist Alternative sostiene di voler un partito della classe lavoratrice, ma è ingenuo o disonesto suggerire che questo partito possa emergere senza grandi sconfitte per il Partito Democratico!

Questi sostenitori della rivoluzione non vogliono sconvolgere lo status quo e rischiare di alienarsi dalle forze allineate con il Partito Democratico. Sembra che non abbiano imparato nulla dalla nostra esperienza decennale a Seattle, dove, per utilizzare il nostro ufficio comunale socialista per ottenere innumerevoli vittorie, abbiamo dovuto sconfiggere i Democratici più e più volte.

Abbiamo bisogno di un nuovo partito per i lavoratori

Abbiamo urgentemente bisogno di un nuovo partito per i lavoratori, ma quel partito non nascerà dal nulla. Sarà necessario condurre una lotta feroce. E coloro che lo sosterranno saranno attaccati con ferocia, come è accaduto a Jill Stein e ai suoi sostenitori in questa ultima campagna elettorale.

Un nuovo partito NON si svilupperà finché i sindacati e le organizzazioni di sinistra continueranno a sostenere i Democratici: dobbiamo opporci al male minore in ogni elezione. Non ci sono scorciatoie, e non serve fingere che lo sforzo per costruire una forza indipendente della classe lavoratrice non danneggerà i Democratici. Dobbiamo accettarlo, come Workers Strike Back e io abbiamo fatto quando ho dichiarato: “Kamala Harris merita di perdere 1.000 volte” durante il mio discorso in Michigan, un video che è diventato virale e ha avuto quattro milioni di visualizzazioni.

Siamo qui per “rovinare le cose” ai Democratici, come abbiamo proclamato durante questa elezione, e anche ai Repubblicani. Nel corso della loro storia, i Democratici hanno rovinato la vita ai lavoratori e alle persone oppresse in tutto il mondo. Non è nostro compito dar loro una mano: quando una parte della classe lavoratrice è indignata contro di loro, il nostro compito è aiutarli a cadere. Soprattutto, il nostro compito è spezzare il legame tra i lavoratori e il Partito Democratico. Questo è successo in modo limitato in queste elezioni, ed è un passo positivo. La nostra sfida è rendere permanente quella frattura tra la classe lavoratrice e il Partito Democratico. Perché i Democratici sono e sono sempre stati un partito guerrafondaio di capitalisti. L’altra frattura che dobbiamo favorire e incoraggiare è quella tra la classe lavoratrice e il Partito Repubblicano. Perché entrambi i partiti sono partiti del capitalismo. Trump è un pericoloso rappresentante dei miliardari, come si può vedere nel sostegno entusiastico di persone come Elon Musk, nonostante la preferenza complessiva dei miliardari per Harris, considerata una serva più affidabile e meno caotica.

È questo un fascismo americano? No, questo non è l’inizio di una dittatura fascista.

Trump vorrebbe ovviamente essere un dittatore, ma semplicemente non esistono le basi oggettive per questo.

La maggioranza dei lavoratori non sostiene il sabotaggio della democrazia. Una delle mosse politiche più impopolari di Trump è stata il 6 gennaio, che è stata fortemente condannata dalla stragrande maggioranza della classe lavoratrice, inclusa la maggior parte di coloro che votano per i Repubblicani. Anche la classe capitalista non appoggerebbe Trump nel distruggere le istituzioni democratiche degli Stati Uniti. I capitalisti vedono la democrazia capitalista, che è altamente limitata e principalmente una democrazia per i miliardari, come il miglior contenitore possibile per i loro interessi. Sanno che se queste istituzioni venissero distrutte (come accadde sotto Hitler e Mussolini), ciò rappresenterebbe un enorme pericolo per la stabilità del loro sistema e la loro capacità di generare profitti.

I capitalisti non hanno alcun amore per la democrazia, e sosterranno il fascismo (come lo hanno sostenuto nel passato) quando si sentiranno sufficientemente minacciati da movimenti rivoluzionari della classe lavoratrice. Così avvenne in Germania e in Italia nel periodo tra le due guerre, negli anni ’20 e ’30. Ma al momento, la classe capitalista non sente quasi alcuna minaccia dalla sinistra, che è incredibilmente debole e divisa, come abbiamo appena visto nelle elezioni.

Il problema principale con questa retorica esagerata sul “fascismo” è che i Democratici e i loro sostenitori liberal la usano, come fecero contro George W. Bush (che questi stessi liberali ora adorano), in modo tale da sopprimere il voto della sinistra indipendente, dividere la classe lavoratrice e impedirle di sviluppare un’indipendenza dai due partiti capitalisti. Abbiamo bisogno di un movimento che lotti contro i ricchi e i loro due partiti, che includa i lavoratori che hanno votato per entrambi i grandi partiti così come coloro, come noi, che hanno votato per Jill Stein.

Saremo noi a combattere Trump

Riconosco pienamente che molte persone ora sono spaventate da ciò che un’amministrazione Trump potrebbe portare. Trump attaccherà i gruppi oppressi e la sinistra, come ha fatto l’ultima volta, e dovremo combattere contro questo, proprio come abbiamo fatto dopo la sua vittoria nel 2016.

Cosa facevano i Democratici dopo la prima elezione di Trump? Barack Obama disse: “Diamogli una possibilità.” Noi socialisti, invece, sotto la minaccia del Muslim Ban di Trump, abbiamo bloccato un aeroporto internazionale, SeaTac Airport, con una massiccia disobbedienza civile. Questo è stato l’unico aeroporto degli Stati Uniti completamente chiuso. Anche a SeaTac, i Democratici non hanno giocato alcun ruolo, se non con Democratici come Pramila Jayapal che hanno fatto un’apparizione per farsi fotografare e poi se ne sono andati. In realtà, i Democratici erano così infastiditi dalla nostra disobbedienza civile quella notte che me lo hanno detto in ripetute telefonate mentre stavamo protestando all’aeroporto.

Quando la Corte Suprema si preparava a ribaltare Roe v. Wade e i Democratici si mostravano ancora una volta inerti, noi, socialisti, lavoratori e membri dei sindacati, abbiamo organizzato proteste e il nostro movimento ha ottenuto la prima santuario per il diritto all’aborto del Paese, a Seattle. Questo ha reso illegale per la polizia di Seattle arrestare chiunque arrivasse in città accusato di aver violato una legge sull’aborto in un altro stato. Più tardi, nello stesso anno, abbiamo anche ottenuto il finanziamento completo per tutte le necessità legate all’aborto per chiunque si trovasse nella città di Seattle, residente o meno, o in viaggio per quello scopo.

Il problema del “Resistance™” è sempre stato considerare il Partito Democratico come il veicolo per combattere Trump e la destra. Questa è una strategia completamente fallimentare e senza uscita. Durante la prima amministrazione Trump, il Partito Democratico ha incanalato gran parte della rabbia contro di lui verso un passivo supporto elettorale per se stessi. Hanno scoraggiato i movimenti di massa. Hanno creato una serie di organizzazioni non profit per assorbire energia e alla fine far sfogare il malcontento senza raggiungere nulla. I Democratici non proteggeranno i lavoratori o i gruppi oppressi più di quanto abbiano fatto l’ultima volta che Trump è stato eletto. Prioritizzeranno ancora una volta la stabilità del loro sistema capitalistico. La loro sfida a Trump durante il suo primo mandato è stata esclusivamente attraverso i tribunali. Perché? Perché temono di più i movimenti della classe lavoratrice, temono di più i lavoratori come collettività, rispetto a Trump.

Costruire unità attorno a una strategia di lotta contro le guerre e per guadagni offensivi negli interessi collettivi della classe lavoratrice è ciò che serve. E la base della nostra unità non può essere su come qualcuno ha votato — per Trump, Harris o un terzo partito — ma piuttosto se sono pronti a combattere con noi contro l’agenda guerrafondaia dei miliardari di entrambi i partiti. Non possiamo cedere all’idea di incolpare i lavoratori per come hanno votato. Dobbiamo guidare la lotta verso il futuro. Come ho detto a Seattle durante il nostro raduno due settimane fa, saremo noi a combattere contro Trump. Proprio come abbiamo fatto l’ultima volta. Nel 2016, dopo l’elezione di Trump, i lavoratori, il mio ufficio al Consiglio Comunale e i miei compagni socialisti hanno organizzato proteste qui a Seattle mentre i Democratici erano paralizzati. Abbiamo organizzato proteste in tutto il Paese il giorno successivo, e decine di migliaia di persone hanno partecipato.

Prossimi passi per i nostri movimenti

Dobbiamo organizzare proteste durante l’inaugurazione di Trump, chiedendo la fine del genocidio. Se avesse vinto Harris, avremmo dovuto fare lo stesso, come ho detto prima che uscissero i risultati delle elezioni. Trump ha dichiarato che porrà fine alle guerre: sappiamo che non è antimilitarista più di quanto lo siano i Democratici, e sarà compito dei movimenti di massa imporre la fine di ogni aiuto militare per il massacro a Gaza e il bagno di sangue in Ucraina.

Non possiamo seguire Bernie Sanders, AOC o qualsiasi altro autoproclamato leader della “Resistance™” che cercherà di riportarci nel Partito Democratico. Dobbiamo essere preparati al fatto che potrebbero organizzare eventi di massa. Dobbiamo essere presenti per spiegare perché i lavoratori devono rifiutare la loro leadership fallimentare e combattere per un percorso indipendente.

Abbiamo un disperato bisogno di un nuovo partito antimilitarista per la classe lavoratrice, ma attualmente non esiste una forza con le risorse o l’autorità necessarie per lanciarlo nei prossimi mesi. Possiamo, tuttavia, fare passi in quella direzione recidendo i nostri legami con il Partito Democratico e gettando le basi per un partito della classe lavoratrice.

Che tipo di partito è necessario

Qualsiasi candidato che presenteremo deve essere indipendente dai due partiti dei miliardari. Devono candidarsi con una piattaforma chiaramente a favore della classe lavoratrice, come la fine di ogni sostegno militare a Israele e la richiesta di un salario minimo di 25 dollari all’ora. Devono utilizzare le loro campagne per costruire movimenti di massa su queste rivendicazioni. Dovrebbero impegnarsi ad accettare solo il salario medio di un lavoratore. Devono utilizzare le loro campagne, e gli uffici pubblici che eventualmente occuperebbero se eletti, per smascherare l’establishment e interrompere il normale corso degli affari: sapremo che lo hanno fatto se saranno attaccati dai rappresentanti dei due partiti, non accolti o ignorati.

Non dovremmo puntare a candidare dozzine o centinaia di persone: sarebbe molto meglio che pochi candidati si presentassero con una base chiaramente legata alla classe lavoratrice, piuttosto che molti candidati senza responsabilità verso i nostri movimenti che poi ci tradirebbero.

Soprattutto, dobbiamo costruire un movimento antimilitarista più forte e un movimento dei lavoratori più solido, con un’organizzazione militante a livello di base. Il movimento sindacale avrà un ruolo chiave in un nuovo partito, ma prima dobbiamo far sì che una sezione di sindacati progressisti rompa con i Democratici. È stato positivo che un certo numero di sindacati abbiano approvato risoluzioni per un cessate il fuoco dall’inizio dell’offensiva contro Gaza. Ma poi i leader di quegli stessi sindacati, incluso Shawn Fain, hanno sostenuto Biden e poi Harris. La storia giudicherà i leader che hanno distolto lo sguardo e hanno dato il loro supporto a candidati che armavano e finanziavano un genocidio.

Discuteremo i passi concreti da compiere alla nostra prossima conferenza organizzativa di massa, che si terrà il 22 febbraio del prossimo anno a Seattle. Il giorno successivo terremo la prima convenzione nazionale di Workers Strike Back, in cui discuteremo e delineeremo i piani del nostro movimento, oltre a eleggere democraticamente un nuovo comitato direttivo.

Differenze di strategia nelle elezioni presidenziali

Ci sono state diverse differenze che sono emerse nella nostra lotta per ogni voto per Jill Stein, come la candidata più forte contro la guerra e a favore dei lavoratori nelle elezioni. I dibattiti all’interno del nostro movimento sono molto importanti. Dobbiamo tenerli in modo aperto ma anche rispettoso, per mantenere l’unità su una base di principio, ma anche per arrivare alle migliori strategie e imparare dagli errori.

Alcuni di questi dibattiti si sono sviluppati durante la campagna. Abbiamo dissentito dai Verdi e dalla campagna di Stein per quanto riguarda le dichiarazioni rivolte ai nostri sostenitori sul successo della candidatura, le possibilità di vittoria, di ottenere il 5% o altre esagerazioni simili. Abbiamo detto che questo avrebbe solo demoralizzato le persone quando sarebbero usciti i risultati elettorali, abbiamo sottolineato che i voti sarebbero stati “più probabilmente nell’ordine delle centinaia di migliaia piuttosto che dei milioni”, come ho detto al nostro comizio congiunto alla Convenzione Nazionale Democratica.

I Verdi non erano d’accordo con noi quando abbiamo detto che volevamo sconfiggere Kamala Harris per il suo sostegno al genocidio e per i suoi attacchi ai lavoratori. Abbiamo chiarito che certamente avremmo voluto sconfiggere anche Trump, ma che non eravamo in una posizione per farlo. I Verdi da tempo cercano di evitare di sembrare il “candidato guastafeste”. Ma non ha senso scappare da questa realtà, dobbiamo abbracciarla. Dobbiamo rovinare le cose per il Partito Democratico, che finge di rappresentare i lavoratori, così come per il Partito Repubblicano e per questo sistema marcio.

Dobbiamo assumere una posizione offensiva contro il Partito Democratico. Dobbiamo dire chiaramente che non meritano i nostri voti, come quando ho detto a un comizio a Seattle che Harris “meritava di perdere 1.000 volte”. Non dovremmo scusarci per la nostra posizione: i Democratici non sono il male minore, sono traditori della classe lavoratrice e vanno smascherati. Un’altra differenza è emersa negli ultimi giorni della campagna. Riteniamo che sia stato profondamente spiacevole che, all’ultimo minuto prima delle elezioni, il candidato vicepresidente di Jill Stein (Butch Ware) abbia respinto una parte sostanziale degli elettori indipendenti con le sue dichiarazioni che mettevano in dubbio i diritti all’aborto e i diritti degli atleti trans. Ware ha risposto alla rabbia per i suoi commenti, ma in realtà non ha ritrattato le sue affermazioni. Ha principalmente detto di esser stato frainteso e che sarebbe stata necessaria una discussione più approfondita dopo le elezioni. Durante le nostre attività di propaganda e di telefonate, abbiamo parlato con molte persone che non solo erano giustamente offese da questi commenti, ma avevano anche votato per un altro candidato proprio su quella base.

Il capitalismo è la causa principale delle crisi che affrontiamo

Una delle differenze fondamentali che noi di Revolutionary Workers abbiamo con il Partito Verde e alcuni altri nel movimento è che non crediamo che il capitalismo possa essere riformato. Deve essere distrutto e sostituito con un mondo socialista, basato sulla solidarietà, sulla vera democrazia e su un’economia socialista razionalmente pianificata e sostenibile. Se non lo è, il capitalismo distruggerà l’ambiente e porterà con se la civiltà umana. Ciò significa che anche questi due partiti capitalisti americani devono essere distrutti, e questo è uno dei primi obbiettivi all’ordine del giorno.

Ovunque e sempre costruiremo vere campagne elettorali della e per laclasse lavoratrice, dobbiamo farlo come disturbatori della pace politica, non come collaboratori al suo interno.

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