Intervista a Conny Dahmen, SAV – Sozialistische Alternative Voran
ANDROS PAYATSOS, 12 agosto 2024
Il fenomeno della militarizzazione della società, a partire dai luoghi di studio e di lavoro, di cui ci siamo occupati a più riprese dalla scorsa primavera, non è un’esclusiva italiana. In questa intervista di Andros Payatsos a Conny Dahmen, insegnante e attivista tedesca, si traccia una panoramica di quanto sta avvenendo negli istituti superiori in un paese chiave come la Germania.
Conny, puoi dirci cosa sta accadendo nelle scuole tedesche in relazione a quella che definiamo “militarizzazione dell’istruzione”?
In Germania il servizio militare obbligatorio è stato abrogato nel 2010 e questa naturalmente all’inizio è stata una boccata d’aria per i giovani. Da allora, però, le forze armate tedesche hanno cercato con crescente fervore di reclutare giovani mediante campagne pubblicitarie, soprattutto nelle scuole, per ora, tuttavia, senza sortire gli effetti desiderati. La Bundeswehr attualmente conta 183.000 soldati. Negli ultimi anni sempre meno persone si arruolano, ma l’obiettivo resta arrivare a 203.000 entro il 2031.
Ora il governo vuole reintrodurre gradualmente il servizio militare obbligatorio, giustificando questa scelta con la cosiddetta Zeitenwende (svolta epocale) ovvero la minaccia rappresentata dalla Russia. A partire dal 2025 i diciottenni saranno obbligati a compilare un questionario per accertare la loro idoneità al servizio militare, mentre per le diciottenni la compilazione sarà su base volontaria. Ma, ha dichiarato apertamente il Ministro della Difesa Pistorius, questo test sulla volontà e capacità di entrare nella Bundeswehr è solo il primo passo verso la reintroduzione del servizio militare obbligatorio.
Inizialmente è previsto un servizio militare di base volontario della durata di sei mesi, allungabile fino a 23. Ogni anno verranno registrati 400.000 giovani e ne verranno arruolati inizialmente 5.000, aumentando progressivamente fino a 20.000. La legge sulla leva dovrebbe essere pronta in autunno.
Tradizionalmente e per decenni dopo la Seconda guerra mondiale la Germania si è tenuta lontana dalla militarizzazione. Quando si è verificato il cambiamento?
Il dibattito pubblico, nei media e in politica, ha registrato una svolta significativa dopo l’inizio della guerra in Ucraina: il riarmo e la difesa del Paese sono stati presentati come scelte necessarie a cui non esistono alternative, poiché secondo la narrazione della classe dirigente “la nostra democrazia” è minacciata. Ovviamente questa narrazione è legata alla scelta di sostenere e rifornire di armi l’Ucraina e anche al sostegno di fatto acritico a Israele nella guerra a Gaza. Nell’attuale contesto mondiale la posizione antiguerra del passato era destinata a tramutarsi in un più realistico atteggiamento, per così dire, filomilitarista.
In realtà, però, l’imperialismo tedesco non è mai stato così pacifico come sembrava: da decenni la Germania fa parte dei programmi di armamento europei e la Bundeswehr, pur in qualità di piccolo esercito di specialisti, negli ultimi trent’anni ha partecipato a diverse missioni militari all’estero, ad esempio in Mali o in Afghanistan. In questo senso il punto di svolta è stata la guerra del Kosovo, a metà degli anni ’90, quando l’ex partito pacifista e attualmente di governo dei Verdi, che oggi esprime Annalena Baerbock come ministra degli Esteri, per la prima volta sostenne l’invio di una missione militare tedesca all’estero.
Quali sono i metodi utilizzati dal governo e dai militari? Abbiamo visto che questi ultimi partecipano alle manifestazioni del Pride con veicoli speciali. In che modo cercano di rendere l’esercito attraente per i giovani?
La Bundeswehr organizza campagne pubblicitarie utilizzando manifesti, spot promozionali e altri strumenti, soprattutto su social media come TikTok, dove si presenta come un’entità moderna, alla moda, persino femminista, spesso con slogan che ritiene simpatici (“Pace nel mondo difettosa. Cercasi manutentori”). Promette posti di lavoro gratificanti, stage e ruoli in università e, naturalmente, offre gratuitamente la costosissima patente di guida tedesca. Organizza stand e affissioni alla fiera di giochi per computer Gamescom (“Un mondo più aperto non è possibile”) e nel 2023 ha effettuato 3.400 visite a scuole e università. Si presenta nelle scuole in occasione delle giornate di orientamento o coi cosiddetti Jugend Offiziere – ufficiali dei giovani – che parlano delle forze armate nel corso delle lezioni. E, sì, come dicevi quest’anno hanno anche partecipato alla grande parata del Pride di Colonia, con un bellissimo carro colorato in cui i militari si sono presentati come “combattenti per la libertà”, aperti e “woke” (“Tutti i generi sono benvenuti”). Tutto ciò fa parte della narrazione secondo cui la guerra e la Bundeswehr sono necessarie per proteggere democrazia e libertà.
D’altra parte però negli ultimi anni tutto questo armamentario di iniziative non ha avuto particolare successo ed è per questo che i politici borghesi oggi chiedono una presenza più intensa nelle scuole. Il ministro federale dell’Istruzione Stark-Watzinger del partito liberale FDP in primavera ha invitato le scuole a sviluppare un “rapporto più rilassato con la Bundeswehr” e a lavorare di più con gli ufficiali della gioventù. E ora arriva la mossa fatta per costringere i giovani a tornare nell’esercito.
Qual è la reazione dei giovani? L’esercito è diventato attraente?
In qualche misura sì, visto che all’8 luglio di quest’anno ha fatto domanda per il servizio militare il 15% di persone più rispetto all’anno precedente e 18.000 sono state arruolate. Il numero di reclute minorenni è salito a 1.996. Conosco personalmente alcuni ragazzi che in questi anni si sono arruolati nella Bundeswehr, adducendo motivazioni come la sicurezza del posto di lavoro o l’opportunità di ricevere una formazione, ma anche una maggiore stabilità esistenziale. Naturalmente le illusioni sono molte e molti neoarruolati abbandonano l’addestramento di base dopo pochi mesi. Nel 2022 4.200 reclute hanno lasciato il servizio prematuramente.
In passato c’è stata e c’è tuttora resistenza alle iniziative della Bundeswehr (“Nessuna pubblicità per morire”), ad esempio le controcampagne pubblicitarie e, soprattutto, le manifestazioni davanti alle scuole quando la Bundeswehr partecipa alle giornate di orientamento postscolastico o alle fiere di videogiochi. Ma la propaganda del governo e della politica borghese e la pressione sugli studenti in particolare sono davvero forti.
Inoltre il questionario di cui ho parlato prima a molti giovani in un primo tempo sembrerà innocuo: il servizio militare all’inizio apparirà soltanto volontario. È compito della sinistra e del movimento operaio sensibilizzare e organizzare la resistenza. Purtroppo per ora i sindacati sono molto cauti e di rado si esprimono contro la militarizzazione, che ci sta già costando miliardi, sottratti ai servizi e alle infrastrutture pubblici. I giovani ne stanno già pagando le conseguenze e hanno poche prospettive di avere un buon lavoro o un alloggio a prezzi accessibili.
E non si tratta di democrazia o libertà o altro. Piuttosto stiamo vivendo un’escalation della competizione capitalistica centrata sull’egemonia, sui mercati di sbocco e le materie prime, e sulla formazione di blocchi con l’UE, la NATO e i loro alleati da una parte e Cina, Russia e i loro alleati dall’altra. È per la loro ricerca di profitti che vogliono farci morire ammazzati. Dobbiamo impedirlo opponendoci alla militarizzazione a livello internazionale.
Per avere un esempio concreto della propaganda della Bundeswehr sui social ecco il link a un eloquente video tratto dall’account Bundeswehr Karriere su Tiktok: https://archive.org/details/bundeswehr_202409